L’annunciato arrivo di pioggia e neve al nord Italia per l’ultima settimana di marzo 2022 potrebbe porre la parola fine a uno dei periodi con il minor tasso di precipitazioni negli ultimi anni. Per quanto riguarda il clima, se infatti a livello nazionale si è registrato 1/3 di pioggia in meno rispetto ai valori standard, al nord le precipitazioni si sono quasi dimezzate, portando il territorio ad una preoccupante situazione di siccità diffusa. A titolo esemplificativo i livelli del Po, mai così bassi da anni, hanno portato durante gli scorsi giorni al ritrovamento nel mantovano di residuati bellici risalenti alla seconda guerra mondiale.

Clima, le precipitazioni “salvano” la produzione agricola italiana in un contesto complicato

Come ribadito dalla Coldiretti in merito alla situazione del clima, l’arrivo delle precipitazioni, oltre a rifornire le riserve idriche ormai quasi prosciugate, è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana, dove i principali laghi e corsi d’acqua registrano abbassamenti preoccupanti.

La garanzia della produzione nazionale è importante per l’approvvigionamento alimentare del Paese in una situazione internazionale segnata da accaparramenti e speculazioni con carestie nei aree piu’ povere e inflazione in quelli ricchi come in Italia dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6% con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio. Aumenti dei prezzi significativi nel carrello – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare nell’ordine burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

Partono le prime semine, ma la condizione di molte imprese resta critica

Sono infatti partite le prime semine primaverili di mais, soia e girasole, per l’alimentazione delle stalle per la produzione di latte e carne, che hanno bisogno di acqua per consentire la lavorazione dei terreni e la germinazione delle coltivazioni sulle quali pesano i forti aumenti di costi con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo.

I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

Il cambiamento climatico consente peraltro di sfruttare la possibilità concessa dall’Unione Europea alla coltivazione di ulteriori 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. Una decisione che – sottolinea la Coldiretti – dovrebbe consentire all’Italia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero.

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