Moratoria dei debiti delle imprese agricole, revisione delle regole sugli aiuti di Stato, gestione della fauna selvatica: sono tanti i nodi nel settore primario europeo (e italiano) che attendono di essere dipanati da Bruxelles. A ribadirlo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini durante una conferenza stampa che si è svolta al Masaf. L’intervento segue le iniziative svoltesi al Consiglio Agricoltura e pesca Ue, dove la Coldiretti aveva portato più di 3000 agricoltori la scorsa settimana, e precede il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo prossimi. Un appuntamento importante, dove l’auspicio è che avvenga la svolta necessaria, alla luce delle proteste che da ormai due mesi hanno investito il settore, portando decine di migliaia di agricoltori a scendere in piazza in tutta Europa.

“E’ ora di dare risposte certe e immediate alle esigenze delle imprese agricole”, ha esordito Prandini. “Le aziende non possono più sopportare imposizioni burocratiche, follie e fenomeni che mettono a rischio il loro reddito e la loro stessa sopravvivenza. Aiuti di Stato come il de minimis non ci hanno messo in condizione di intervenire soprattutto su quelle filiere colpite dai fenomeni atmosferici. Queste situazioni vanno superate”.

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Ma, nonostante il lavoro del Governo abbia fatto raggiungere obiettivi importanti, come lo stanziamento di ulteriori 3 mld € all’interno dei fondi per il PNRR, permane la necessità “di tempi certi e urgenti per la maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato – ha aggiunto Prandini – poiché le crisi di mercato impongono di andare oltre i limiti che ci sono stati imposti. Sulla fauna selvatica occorre, invece, intervenire per uniformare la normativa nazionale a quella regionale e dare finalmente la possibilità alle aziende di porre un freno alle incursioni di cinghiali e altri animali che devastano le colture”.

Per quanto riguarda la Politica Agricola Comune, Prandini ha manifestato la necessità di “eliminare le eventuali sanzioni a carico degli agricoltori già da quest’anno. Dobbiamo porre fine all’aumento di adempimenti, obblighi e costi per le aziende agricole legati all’applicazione della condizionalità ambientale. Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà che ne hanno reso di fatto impossibile l’applicazione nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli”.

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Coldiretti chiede, ricordando i risultati positivi ottenuti con il ritiro della direttiva agrofarmaci che avrebbe ridotto del 30% la produzione agricola nazionale, “anche lo stop a quella su packaging”, che toglie dalle tavole insalata in busta, confezioni di pomodori e cestini di fragole, “impattando in modo significativo sulla capacità competitiva della filiera agroalimentare ma anche della tutela dell’ambiente, sia in termini di spreco di cibo, sia in termini di emissioni in atmosfera e di consumo di acqua”.

E in Europa deve valere anche il rispetto il principio di reciprocità con un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard. Servono quindi nuovi regolamenti, che siano più equi per ognuno degli stati membri dell’Unione Europea. “Per garantire, infine, il principio di reciprocità, è importante dotarsi di strumenti efficienti di rilevazioni dei mercati – ha concluso Prandini – per tutelare le imprese agricole e applicare efficacemente la normativa sulle pratiche sleali fortemente sostenuta da Coldiretti.”

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