Gli agricoltori di tutto il nord Italia le aspettavano con grande trepidazione, dopo un luglio dalle temperature anomale, tra le più alte di sempre. E invece le precipitazioni del 26 e 27 del mese, in tante zone del Paese – dal Piemonte al Friuli – hanno dato origine ai temutissimi eventi climatici estremi che, tra maltempo, nubifragi e grandinate, hanno sostanzialmente fatto più male che bene alle colture. A cui servono precipitazioni costanti e durature nel tempo, senza eccessi distruttivi.

Con danni che, stando ai primi calcoli della Coldiretti, ammontano già a svariati milioni di euro, con alberi abbattuti, campi allagati, raccolti devastati, dai vigneti alla frutta, dal mais al foraggio ma anche tetti delle cascine scoperchiati. E il tutto senza che la grave situazione in cui si trovano i campi a causa della siccità sia stata minimamente alleviata, perché le temperature sono già riprese a salire poco dopo la fine delle precipitazioni (in tante zone d’Italia hanno già superato di nuovo i 35 gradi).

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Maltempo, la conta dei danni dopo i nubifragi

Tra le regioni più colpite la Lombardia dove in Oltrepo Pavese si stanno valutando tra l’altro i danni sui vigneti nei comuni di Santa Maria della Versa e Castana ma la grandine è caduta violentemente anche in montagna con pascoli distrutti in Valcamonica. In Piemonte si contano i danni nel Vercellese dove tra Trino, Tronzano, Bianzé, Fontanetto Po e Ronsecco il maltempo ha danneggiato il mais.

Mentre nel Cuneese ad essere colpiti sono stati, principalmente i comuni di Farigliano, Piozzo, Carrù e Dogliani con danni ai vigneti, per le uve dolcetto, dal 70 al 90% e ai noccioleti e quella di Cavour, in provincia di Torino, dove a farne le spese è il mais e anche qualche frutteto non coperto dalle reti antigrandine. Il forte vento, poi – continua la Coldiretti – ha sradicato alberi, scoperchiato tetti delle cascine e, soprattutto nel Saluzzese, i grossi chicchi di grandine hanno distrutto vari parabrezza delle auto.

Grandine, lo spauracchio del settore primario

La grandine è l’evento climatico più temuto dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca ai raccolti visto che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno in una situazione in cui la siccità ha già avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno fatto stimare un caldo del 10% della produzione agricola nazionale secondo la Coldiretti.

Manifestazioni che non cambiano lo stato di sofferenza idrica sul territorio come si evidenzia dal livello idrometrico del fiume Po che è sceso a 3,7 metri al Ponte della Becca che è rappresentativo delle criticità presenti sull’intera Penisola a partire dalla pianura padana dove per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

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