“Una catastrofe alimentare di portata globale”. Non lasciano adito a dubbi le parole con cui David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale dell’ONU ha tratteggiato lo scenario che si sta delineando a un mese dallo scoppio della guerra in Ucraina, dopo l’ennesimo nulla di fatto ai negoziati che si sono svolti tra martedì 29 e mercoledì 30 marzo. Una situazione critica, causata in primis dal blocco in Ucraina delle esportazioni di grano e dalle misure protezionistiche adottate a cascata da altri stati (Ungheria, Argentina ma nono solo) per evitare speculazioni sui prezzi che, però, hanno già iniziato a galoppare verso l’alto, innescando una preoccupante spirale che potrebbe far scoppiare carestie nei paesi a basso e medio reddito.

Ucraina, rischio carestie nel mondo

A tale proposito, durante l’intervento al Consiglio di sicurezza dell’ONU Beasley non ha mancato di ribadire la criticità del momento, citando un dato emblematico: l’agenzia che rappresenta, a fronte delle 125 milioni di persone che sfamava nel mondo prima dello scoppio della guerra, a causa dell’impennata dei prezzi degli alimenti, dell’energia e di trasporto, si è trovata costretta a tagliare le razioni per milioni di famiglie in tutto il globo.

Il rischio carestia, inoltre, resta particolarmente alto poiché alcuni paesi per l’approvvigionamento di grano dipendono per una larghissima fetta dall’Ucraina: per esempio il Libano (81% del fabbisogno nazionale), Egitto (85%). Non va dimenticato, infatti, che oltre il 30% di fornitura mondiale di grano dipende proprio da Ucraina e Russia (ma anche il 20% di mais e il 75-80% di olio di semi di girasole), quest’ultima in rotta di collisione con Stati Uniti e Unione Europea per le sanzioni inflitte a causa della brutale invasione perpetrata ai danni del popolo ucraino, che attualmente conta milioni di profughi in fuga verso l’UE.

La critica Usa e la reazione russa

A David Beasley ha fatto eco Wendy Sherman, vice segretaria di stato Usa, che ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di aver “iniziato questa guerra” e di aver “creato questa crisi alimentare globale”, ribadendo che allo stato attuale delle cose soltanto lui “può fermarla”. Sherman non ha mancato di ribadire il preoccupante rialzo dei prezzi, compreso tra il 20% e il 50% da inizio 2022, che ha interessato paesi fortemente dipendenti dall’export ucraino – “soffocato dalla Russia ” – per nutrire le popolazioni. Tra di loro numerose nazioni africane e del Medio Oriente come Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco. Mosca, dal canto suo, ha respinto le accuse, ritenendo quanto affermato dagli Usa “parte della guerra dell’informazione di Washington contro la Russia”, come affermato dall’ambasciatore russo negli Usa Anatoly Antonov.

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