I McCormick ZTX avevano tutte le carte in regola per ben figurare tra le alte potenze, ma la loro vita fu breve.

McCormick ZTX

Con l’acquisizione di McCormick la strategia Landini fu chiara fin dall’inizio: il marchio di Doncaster sarebbe dovuto diventare il punto di riferimento per le alte potenze, il brand tecnologico del gruppo. All’inizio degli anni 2000, al di sopra della fatidica soglia dei 200 cavalli Landini proponeva solo la serie Starland, come noto ‘alter ego’ dei G Fiatagri prodotti a Winnipeg in Canada, e a McCormick sarebbe toccato il difficile compito di aggredire questo difficile segmento di mercato.

McCormick ZTX. Con Cummins sotto al cofano

È così che nel 2003 fa la sua comparsa al Sima di Parigi il proptotipo della serie ZTX, che verrà poi lanciato ufficialmente alle fiere autunnali di Hannover e Bologna. La serie era composta da tre modelli da 230, 260 e 280 cavalli mossi dal 6 cilindri Cummins Qsc da 8,3 litri. La trasmissione era il full powershift elettronico di origine Funk, lo stesso utilizzato New Holland G, Landini Starland e Massey ferguson 8200, mentre l’assale anteriore era a firma Carraro. 

McCormick ZTX

Tutti componenti di primordine, di indubbia qualità e affidabilità, ai quali si aggiungeva un design d’impatto, scaturito nientepopodimeno che dalla penna di Zagato, caratterizzato da un cofano a ‘muso di cetaceo’ con un’ampia griglia di ventilazione frontale e un indovinato accostamento cromatico con il rosso della carrozzeria.

Aveva tutte le carte in regola per giocarsela sul ring dell’alta potenza

Bella, anche se non grandissima la cabina, offerta in versione standard con poltroncina a sospensione pneumatica e sedile passeggero. L’impianto idraulico a centro chiuso da 110 o 150 litri al minuto alimentava il sollevatore da 11 tonnellate e fino a 5 distributori posteriori elettronici. Le caratteristiche per avere successo c’erano tutte, anche se rimase in produzione per pochi anni, a causa della chiusura dello stabilimento di Doncaster che avvenne nel 2007.

McCormick ZTX

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